Politici di professione, dilettanti di comunicazione

Quasi un mese dall’ultimo post: sembrano le ferie di una volta!

Torno con qualche novità personale (nuovo lavoro, nuovo cane) ed un vecchio argomento: la comunicazione ed il marketing della politica e dei politici.

Argomento molto caldo di quest’estate è stato la guida in stato di ubriachezza da parte dei giovani, con chiamate in causa dei produttori di superalcolici da parte del Ministro Turco (a domanda di Repubblica ho detto che non solo sono d’accordo, ma che il codice di autoregolamentazione sulla comunicazione degli alcolici auspicato dal Ministro esiste da decenni e viene pure applicato).

Poi è partita la campagna pubblicitaria del Ministero dei Trasporti , del Ministero delle Politiche Giovanili ed adesso anche del Ministero della Salute.

Ed io non riesco a farmene una ragione: perchè la comunicazione non può essere considerata una professione come tutte le altre invece di un mestiere alla portata di tutti?

Forse sono io che sono un’anima bella, perchè non può non essere chiaro a tutti che concentrare tutte le risorse in UNA SOLA campagna permetterebbe di migliorare l’efficacia del messaggio. Forse ci sono altri obiettivi dietro a questo dispiego di comunicazione?

Ma se anche fosse così, almeno fatele fare da dei professionisti e non sprecate i soldi pubblici dell’acquisto degli spazi con “>campagne auto prodotte dall’efficacia comunicativa sottozero. Forse l’efficacia delle campagne sviluppate dai professionisti in passato è stata altrettanto nulla?

E poi ci sono le cose che mi fanno andare veramente fuori di me: perchè il Sig. Giorgio Calabrese, dietologo di fama, oltre a concentrare il problema sui superalcolici ed assolvere il vino (smentendo i dati del Ministero della Salute) si sente in diritto di dare indicazioni sulla comunicazione da fare per affrontare il problema dell’abuso di alcol da parte degli adolescenti?
O forse è ancora più stupefacente che i giornalisti gli chiedano la sua opinione al riguardo.

Ultima sorpresa: dal mondo della comunicazione (e non intendo solo pubblicità) non si sente nessuna voce individuale o di categoria in difesa della professionalità. Pigrizia o coda di paglia per i troppi mesterianti di professione?

Mi rendo che il tono è un po’ troppo negativo e quindi vi lascio con una speranza.

Ben tornati.

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