Who pays the bill?

Ieri guardo un po’ di telegiornale (cosa che faccio molto raramente, di solito guardo Scrubs su MTV) e mi trovo Berlusconi che butta la colpa della mancata presentazione della lista in Lazio sui giudici ed i radicali. Poco importa non solo dell’esame fatto dei documenti da parte degli uffici preposti, ma soprattutto dell’iniziale ammissione degli stessi funzionari del Pdl che dovevano presentarli. Prima regola negare tutto e dare la colpa agli altri. Come nel caso (scandalo mi sembra un termine assolutamente inadeguato) D’Addario in cui si è rapidamente passati dalla mezza ammisione dell’utilizzatore finale alle inchieste di Panorama sul complotto.
Dai tempi dei romani (e forse anche dei greci, la mia cultura classica è carente) fino alla Spagna di Franco con il Sahara Occidentale o l’Argentina dei generali con le Malvinas (per fare due esempi chi ha una media età e la voglia esercitare la memoria può ricordare per esperienza diretta) i dittatori in crisi cercano un nemico esterno per distrarre e spingere l’opinione pubblica a fare comunque quadrato con il governo (così anche quelli che lo fanno spontaneamente possono essere tacciati di nemici della patria).
Questa continua ricerca di un nemico esterno (con l’individualizzazione della società “l’esterno” è sempre più vicino) cosa può significare? Che Berlusconi è (a suo modo) un dittatore? Che la crisi è permanente (il re e nudo e le foglie di fico continuano a cadere, sarà colpa della bora a 180 km/ora)? Che modelli delle dinamiche sociali validi durante gli ultimi 3.000 anni non valgono più (l’era digitale ha cambiato definitivamente l’uomo e la società)
Il significato non importa, perchè la miglior risposta possibile sarebbe comunque sempre quella di sfuggire lo scontro. Scegliete voi se vi piace di più il Kutuzov di Guerra e Pace che sfugge a Napoleone oppure la Jordan Baker del Grande Gatsby che dice “Per fare un incidente bisogna essere in due ed a me non piacciono le persone distratte. Per questo mi piaci tu” (ho citato a memoria, quindi chiedo venia per la prosa imprecisa), però il senso non cambia.
Chiunque si sia trovato nella condizione di dover gestire delle persone con cognizione di causa sa che l’unico modo per disinnescare quelli che si esaltano nello scontro/polemica e sfuggire lo scontro, abbasare i toni e tenere tenacemente il punto sui fatti. Per dirlo in un altro modo: attaccare il male, non il malato.
Invece l’opposizione cosa fa? Alza il livello dello scontro, correndo dietro all’ultima sparata, che fa rapidamente dimenticare la precedente.
Vi chiederete: cosa c’entra tutto questo il marketing? C’entra perchè Berlusconi è un manuale vivente di programmazione neurolinguistica applicata. Voglio dire che si tratta di strategie di comunicazione attentamente pianificate in tutti i possibili dettagli e realizzate con precisione grazie a competenze sviluppate attarverso un duro e continuo lavoro su se stessi (che ci sia del talento di base è innegabile, ma è notorio che il talente da solo porta poco distanti).
Alle prossime primarie del PD io voto Philip Kotler.

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